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Discussione: Tobin Tax e derivati

  1. #91

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    Citazione Originariamente Scritto da Spaghetti Trading Visualizza Messaggio
    Ma nel caso che la Tobin passi la si pagherebbe anche operando sul mercato americano?
    Ciao, questo dice il DDL.
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  2. #92

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    Vorrei spiegare la mia idea, per cui la Tobin verra' messa e forse ancora peggio di quello che ci immaginiamo.
    A volerla fortemente sono proprio le Banche che convoglieranno tutto il risparmio dalle mani di piccoli trader nostrani al risparmio gestito, e i loro promotori finanziari che adesso languono di clienti si troveranno da un giorno all' altro una marea di clienti nuovi.

    Quindi il Governo prende due piccioni con una fava, convoglia tutto il patrimonio dei singoli sul gestito, con prodotti pieni di BtP, Bot e CCT...
    Le Banche lavoreranno il doppio con i loro promotori e i piccoli insetti Traders che danno solo fastidio spariranno piano piano, man mano che fniscono i soldi o si scoraggiano.

    Per cui non illudiamoci che la Tobin diventi leggera o addirittura la tolgano, sara' fatta in modo che solo qualche bravissimo Trader riuscira' a guadagnarci (Non io di certo) e gli altri Kaputt.

    Sto' pensando seriamente di fare l' esame per promotore finanziario, con la tobin in arrivo ci saranno moltissimi potenziali clienti in piu'...

    Il fai da' te lo toglieranno di mezzo per Legge.
    --- Trend my Friend ---

  3. #93

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    Una proposta :


    IFMA (Italian Financial Markets Advisors)



    Tobin Tax – Una proposta alternativa

    Siamo in presenza di una tassa che danneggia il sistema economico con una flessione del PIL e che, con ragionevole certezza, genererà un calo delle entrate per lo Stato, producendo solo disoccupazione e inflazione.

    Come se tutto ciò non bastasse, la tassazione prevista esclude gli speculatori internazionali, mentre va a colpire in modo indiscriminato i risparmiatori italiani.

    1. Fuga dei capitali

    Il governo ha ammesso, nella relazione tecnica di accompagnamento al disegno di legge sulla stabilità, un calo degli scambi sui mercati italiani pari a 7.000 miliardi di euro.

    Ci domandiamo: può il sistema economico italiano permettersi il lusso di perdere una concentrazione di risorse di queste dimensioni?

    A tale riguardo, non è difficile immaginare che i flussi di denaro in uscita dai nostri mercati (azionario ed obbligazionario) saranno intercettati in primo luogo da Gran Bretagna, Stati Uniti e Svizzera. Per altri aspetti, direttamente connessi allo spread con i nostri titoli di stati, favorita in questo processo appare anche la Germania.

    Infatti, dal momento che, nell’impostazione italiana della legge vengono esclusi i titoli di stato, è facile pensare che importanti flussi di capitale si dirigeranno verso il Bund, con incalcolabili ripercussioni sullo spread fra lo stesso e i titoli governativi italiani.

    Proseguendo nella lista dei paesi che contribuiremo ad arricchire va menzionata anche l’Olanda.

    L’Italia (in attesa dell’approvazione del testo promosso da 10 paesi dell’Unione Europea) sarà pertanto l’unico paese al mondo ad avere una c.d Tobin Tax di stampo così penalizzante per il Sistema Paese. Infatti, il testo approvato in Francia, ad agosto, non coinvolge i derivati, esclude i titoli più piccoli per capitalizzazione e le operazioni aperte e chiuse in giornata.

    E’ poi noto a tutti gli osservatori e tecnici della materia che la tassa sulle transazioni finanziarie non ci sarà sicuramente in quasi due terzi dei paesi Ue.

    I paesi contrari sono: Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, Lussemburgo, Irlanda, Cipro, Gran Bretagna, Malta, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Lituania, Lettonia, Romania e Bulgaria.

    Fra questi vanno ricordati il caso della Svezia e della Gran Bretagna. La prima l’ha già sperimentata negli anni 80 (assieme alla Francia), con effetti talmente devastanti da costringere il legislatore a fare marcia indietro. In gran Bretagna è stata introdotta un’imposta analoga chiamata Stamp Duty (aliquota 0,50%) ma che non è pagata sulle transazione effettuate dai membri della borsa. Gli investitori inglesi, poi, evitano il pagamento della stessa prendendo posizioni sui titoli azionari tramite strumenti denominati cfd.

    2. Aumento dei costi di finanziamento delle imprese e inflazione per i consumatori

    La già difficile situazione economica del nostro paese non potrebbe che riflettere e amplificare la carenza di liquidità sui listini domestici, causa contrazione degli scambi (come del resto previsto nella relazione accompagnatoria del Governo al disegno di legge); a quel punto la prevedibile discesa delle quotazioni sul nostro mercato azionario, comporterà sicuramente la crescita, per correlazione, dei rendimenti dei titoli corporate (le obbligazioni), peggiorando le condizioni di accesso al credito delle imprese quotate.

    Sempre sul fronte dell’accesso al credito le cose si complicano anche in fase di emissione. Un mercato secondario poco efficiente, quale è quello dei titoli già emessi, peggiora le condizioni degli strumenti in collocamento (il primario); di conseguenza avremo I.P.O. a prezzi più bassi e collocamenti di bond a prezzi più contenuti, e rendimenti naturalmente più alti.

    Il rientro dagli investimenti diventerà più complicato per chi non vuole portare a scadenza gli strumenti finanziari. Il problema è cosi concreto che il Tesoro è stato lungimirante: auto promulgando una legislazione di favore, ha escluso dalla base imponibile i titoli di stato!

    I maggiori oneri finanziari, in un periodo di margini erosi per le aziende, imporrà la necessità di ribaltare i costi sui consumatori.

    Cosi’ come i costi sostenuti dalle banche per le coperture del rischio tasso sui mutui, e gli oneri delle imprese esportatrici per coprire i rischi sul cambio, saranno ugualmente ribaltati sui consumatori.

    Infine, l’introduzione della tassa andrà inevitabilmente ad erodere le performance dei Fondi Pensione

    3. Borsa Valori e Sistema Economico

    Esiste una relazione diretta fra dimensioni del prodotto interno lordo e efficienza e qualità del sistema finanziario.

    Il PIL italiano è il nono al mondo. La ricchezza reale del paese non sarebbe allineata e compatibile con una Borsa Valori “azzoppata” di oltre il 40-45% della sua liquidità. Ricordiamo che attualmente abbiamo una capitalizzazione di Borsa ai minimi storici: 20% del nostro PIL (per fare un paragone, la capitalizzazione attuale delle Borse Usa è al 105% del Pil Usa).

    Non è fuori luogo riconoscere che Piazza Affari con i suoi 200 anni di storia è a rischio “chiusura”. L’allineamento del PIL alle evoluzioni della Borsa post imposta ci trascinerebbero ben al di sotto di molti paesi del “terzo mondo”.

    4. Aumento della volatilità e della speculazione. Rischio manipolazione

    Il forte calo della liquidità dovuto all’introduzione dell’imposta, aumenterà la volatilità facendo muovere i prezzi dei titoli a strappi. E’ chiaro che è ben diversa la liquidità dei mercati se ci sono 100 venditori e 100 compratori, rispetto alla eventualità che ve ne siano invece decine di migliaia. Gli operatori stranieri che non pagano l’imposta potranno spadroneggiare sul nostro mercato mettendo a rischio pezzi del sistema economico italiano e singole aziende con importi più limitati.

    I fondi speculativi americani, solo per citare un esempio, potranno scambiarsi illimitati quantitativi di titoli senza essere assoggettati all’imposta.



    L’andamento del mercato azionario italiano in un’economia globale, per buona parte, è correlato a quello delle altre piazza finanziarie internazionali. L’andamento dei mercati azionari, poi, segue il ciclo economico ed è solo un indicatore importante dello stato di salute dell’economia.

    Se le aspettative per l’economia del nostro paese dovessero peggiorare, la discesa del mercato potrebbe diventare assai significativa senza il paracadute della liquidità. L’andamento dell’indice, verosimilmente, accentuerà i movimenti degli altri benchmark internazionali con gravi ripercussioni in fase di discesa dei listini.

    L’imposta sembra poi penalizzare le operazioni di breve periodo che puntano a guadagni limitati per favorire operazioni di lungo periodo. Gli investimenti con orizzonte temporale più lungo, per essere giustificati, necessitano di guadagni consistenti.

    La dimostrazione che tale imposta non va a colpire la speculazione è data proprio dall’esclusione dei titoli di Stato, che potrebbero essere nuovamente attaccati dai grandi fondi esteri. La storia recente lo ha ampiamente dimostrato.

    Le transazioni in parte migreranno all’estero dove non si paga l’imposta e in parte non avranno più convenienza economica. Gli stessi tecnici del governo italiano ammettono un calo degli scambi fino all’80%. Il gettito previsto per l’Italia, la terza economia continentale, è solo di 1 miliardo di euro circa; nella migliore delle ipotesi, gli altri paesi favorevoli contribuiranno fino a 5 miliardi.

    Dove sono gli altri 49 promessi a livello europeo ?

    I numeri indicati nel disegno di legge sulla stabilità sono eccessivamente ottimistici: sarà sufficiente un calo delle quotazioni e delle negoziazioni per metterlo in discussione.

    Il governo non ha poi calcolato il mancato gettito connesso all’Irpef (piu’ di 20 mila addetti perderanno il lavoro), all’Iva del settore legata a convegnistica, le plusvalenze da negoziazione e capital gain, il bollo sui depositi titoli e sui conti correnti.

    Proposta di Emendamento al Disegno di Legge di Stabilità.

    Alla luce di quanto sopra scritto, l’IFMA ritiene che la strada più corretta sarebbe quella di una sospensione della normativa in attesa di un testo condiviso in sede Europea. Se invece si intendesse comunque assicurare un gettito all’erario, il suggerimento tecnico sarebbe di riscrivere i commi 18 e 19 dell’articolo 12 del Disegno di Legge sulla Stabilità 2013 come di seguito.

    Art. 12, comma 18

    La compravendita di azioni, e di altri strumenti finanziari partecipativi emessi da società residenti nel territorio dello Stato è soggetta ad imposta di bollo. La tariffa è pari a 1 euro per le compravendite effettuate nell’ambito dei mercati regolamentati di

    cui all’articolo 61 del Decreto Legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998 e nei sistemi di negoziazione diversi dai mercati regolamenti di cui agli articoli 61, 77 bis, 78 e 79. La tariffa è pari allo 0,05% del valore della transazione per le compravendita effettuate nei mercati non regolamentati.

    L’imposta è dovuta anche se la compravendita avviene al di fuori del territorio dello Stato.

    Sono escluse dall’imposta le operazioni di emissione e di annullamento dei titoli azionari e dei predetti strumenti finanziari.

    Gli ordini cancellati e modificati inoltrati nei mercati regolamentati di cui all’articolo 61 del Decreto Legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998 e nei sistemi di negoziazione diversi dai mercati regolamenti di cui agli articoli 61, 77 bis, 78 e 79 sono assoggettati ad un’imposta di bollo fissa di 0,10 euro a transazione laddove il risultato del rapporto fra il numero di ordini eseguiti e la somma del numero di ordini cancellati e modificati, in un’unica seduta di contrattazione, sia inferiore a 0,02.

    Art. 12, comma 19

    Le operazioni su strumenti finanziari derivati di cui all’art. 1, comma 3 del decreto legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998, effettuate nell’ambito dei mercati regolamentati di cui all’articolo 61 del Decreto Legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998 e diverse da quelle sui titoli di stato di paesi appartenenti all’Unione Europea e aderenti all’accordo sullo Spazio economico europeo che consentono un adeguato scambio di informazioni, sono assoggettate ad un’imposta fissa di 1 euro per singolo lotto negoziato.

    I derivati di cui all’articolo 1 comma 2 lettera i) del Decreto Legislativo n. 58/1998 sono assoggettati ad un’imposta di bollo pari allo 0,002% del valore del nozionale movimentato con la transazione. Le operazioni su strumenti finanziari derivati di cui all’art. 1, comma 3 del decreto legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998 perfezionate su mercati non regolamentati e diverse da quelle sui titoli di stato di paesi appartenenti all’Unione Europea e aderenti all’accordo sullo Spazio economico europeo che consentono un adeguato scambio di informazioni sono soggette, al momento della loro conclusione, ad imposta di bollo con l’aliquota dello 0,05% sul valore nozionale di riferimento del contratto.

    Gli ordini cancellati e modificati inoltrati nei mercati regolamentati di cui all’articolo 61 del Decreto Legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998 e nei sistemi di negoziazione diversi dai mercati regolamenti di cui all’ articolo 61 sono assoggettati ad un’imposta di bollo fissa di 0,10 euro a transazione laddove il risultato del rapporto fra il numero di ordini eseguiti e la somma del numero di ordini cancellati e modificati, in un’unica seduta di contrattazione, sia inferiore a 0,02.

    Tabella sintesi proposta emendamenti



    TARIFFA BASE IMPONIBILE


    1 Euro Eseguiti su mercati azionari regolamentati di cui all’Art.61 del decreto legislativo n.58 del 24 febbraio 1998
    1 Euro Eseguiti su mercati azionari diversi da quelli regolamentati di cui all’Art.61, 77 bis, 78 e 79 del decreto legislativo n.58 del 24 febbraio 1998
    0.05% Compravendite di azioni nei mercati non regolamentati sul valore della transazione
    0.10 Eur Ordini Cancellati e Modificati sui mercati regolamentati per derivati e azioni quando superiori a 50 per ogni eseguito
    1 Eur Derivati sui mercati regolamentati di cui all’art. 61 del D.Lgsl 58/98per lotto negoziato
    0.002% Derivati di cui all’art. 1 comma 2 lettera i del d. lgsl. 58/98 (noti come cfd)
    0.05% Compravendite di derivati nei mercati non regolamentati ad eccezione di quelli su Titoli di Stato Ue con base imponibile sul nozionale
    Tabella Gettito Fiscale ipotizzata dal Governo



    Stima Governo (in Euro)

    GETTITO AZIONI 233.171.500
    GETTITO DERIVATI 854.560.000
    TOTALE GETTITO TOBIN TAX 1.087.731.500


    Tabella Gettito Fiscale ipotizzata dall’IFMA con approvazione dell’emendamento proposto



    Stima IFMA

    GETTITO AZIONI 89.000.000
    GETTITO DERIVATI 871.393.600
    TOTALE GETTITO TOBIN TAX 960.393.600
    Ulteriori considerazioni

    Secondo l’IFMA, le stime del governo appaiono ottimistiche in quanto il gettito derivante dall’applicazione della tassa sul mercato azionario è stato calcolato non tenendo conto, per quanto concerne la base imponibile, dell’incidenza degli operatori che non pagheranno l’imposta secondo il disegno di legge di stabilità.

    Parimenti, secondo l’Associazione, il gettito del mercato dei derivati è sovrastimato e non tiene conto degli effetti che, l’enormità della percentuale scelta (0.05%) avrà sul calo dei volumi (come successivamente spiegato in dettaglio).

    Una ulteriore perdita si avra’ sul gettito da azioni sui mercati regolamentati proprio per l’incidenza dell’aliquota (0.05%)

    Infine Non si tiene conto del mancato gettito prodotto da Ires , Irpef, Iva e Capital Gain ogni anno versati da operatori Istituzionali, Persone Fisiche e Aziende di Intermediazione.

    Tabella Gettito Fiscale con e senza Sovrastime Governo



    STIME GOVERNO (Eur) SOVRASTIME GOVERNO (Eur) SENZA SOVRASTIME (Eur)

    GETTITO AZIONI 233.171.500 - 33.000.000 * 200.171.500
    GETTITO DERIVATI 854.560.000 - 40.000.000 ** 814.560.000
    TOT GETTITO TOBIN TAX 1.087.731.500 - 73.000.000 1.014.731.500

    GETTITO FISCALE SETTORE FINANZIARIO INVARIATO -100.000.000 *** – 100.000.000

    TOTALE GETTITO CON APPLICAZIONE TOBIN TAX 1.087.731.500 -173.000.000 914.731.500
    * Con tassazione dello 0.05% il gettito da azioni sui mercati regolamentati dovrebbe ridursi almeno di ulteriori 30 milioni di Euro.

    ** Con tassazione dello 0.05% il gettito da derivati regolamentati e da derivati Otc dovrebbe subire una ulteriore contrazione del 10% (non 80% ma 90%) .

    *** Perdita del gettito IRES,IRPEF , IVA, E CAPITAL GAIN.

    Tabella riassuntiva e confronto con proposta IFMA



    SENZA SOVRASTIME (Eur) IFMA (Eur)
    GETTITO AZIONI 200.171.500 89.000.000
    GETTITO DERIVATI 814.560.000 871.393.600
    TOTALE 1.014.731.500 960.393.600

    GETTITO FISCALE SETTORE FINANZIARIO -100.000.000 INVARIATO

    TOTALE GETTITO CON APPLICAZIONE TOBIN TAX 914.731.500 960.393.600
    DIFFERENZA + 45.662.100
    Considerazioni finali

    L’IFMA, Italian Financial Markets Advisors, con spirito assolutamente costruttivo, ha ritenuto di dare il proprio contributo all’applicazione di una Tobin tax che non vada a danneggiare irrimediabilmente il mercato finanziario italiano, assumendosi la responsabilità di affidare all’amministrazione dei numeri che risultino quanto piu’ vicini alla realtà.

    Il tutto attraverso il contributo dei molteplici esperti del settore che si sono dedicati, con assoluto senso di responsabilità civile, alla ricerca di una soluzione che tenga conto della necessità di condividere sacrifici in un momento tanto delicato ma che, al contempo, non vada a distruggere un patrimonio tanto importante dell’economia italiana.



    Referente IFMA

    TradingRoomRoma – Trading Advisor

  4. #94

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    Questa proposta che gia' conosco, a mio avviso non verra' mai presa in considerazione, perche' darebbe ancora qualche spiraglio di vita al Trader fai da te..
    Il loro palese intento, del Governo e delle Banche e' quello di eliminare l' insetto Trader fastidioso e portare il tutto sul risparmio gestito.
    Lodevole iniziativa, ma a mio avviso che non avra' nessun riscontro, anche perche' non c'e' nessuno che la porta in parlamento.
    --- Trend my Friend ---

  5. #95

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    Ma si pagherà la Tobin anche quando saremo noi a vendere l'opzione e ad incassare il premio?

  6. #96
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    Sull'azionario

    Nell'ipotesi che le aliquote sull'azionario non cambino (0.05% del controvalore) l'impatto
    sulle transazioni non sarà elevatissimo. Per la quasi totalità dei titoli FTSE-MIB la tassa
    equivale ad un valore compreso tra 1 e 2 ticks. Il che significa che:

    1. c'è da mettere in conto una perdita di (in media) 1,5 ticks a fronte di uno StopLoss sul sottostante.

    2. i profitti saranno (in media) 1,5 ticks minori.

    Ovviamente il tutto ha un effetto negativo sul rapporto rischio/rendimento (e non potrebbe essere altrimenti), che si potrebbe stimare in questo modo: nell'ipotesi di operatività intraday (non scalping) con uno stop medio di (ad es.) 7 ticks, con una Tobin Tax che incida per i 2 ticks massimi visti prima e nell'ipotesi che il ritorno medio netto (al netto di capital gain e commissioni) sia di:

    a. 10 ticks (OR=140%) si passerebbe a OR=88% (perde il 38%)
    b. 15 ticks (OR=214%) si passerebbe a OR=144% (perde il 33%)
    c. 20 ticks (OR=285%) si passerebbe a OR=200% (perde il 30%)
    d. 40 ticks (OR=570%, complimenti!!) si passerebbe a OR=422% (perde il 25%)

    Valutiamone l'impatto con un metodo molto semplificato.

    Facciamo infatti le seguenti ipotesi (abbastanza conservative):
    * Per ogni trade si mette a rischio (comprese commissioni e tasse) lo 0.5% del capitale
    * Si effettuano 5 trades al giorno
    * Si indovinano 2 trades su 5, nei 3 rimanenti si perde il rischio preventivato
    * Nei 2 trades giusti si ha un OR pari ai valori indicati sopra.
    * Si opera per 100 giorni.

    Il profitto percentuale rispetto al capitale iniziale nei 4 casi indicati è il seguente:

    a. da -9% (pre Tobin Tax) a -46%. Una strategia perdente resta perdente
    b. da +88% a -6% Una strategia vincente diventa perdente.
    c. da 277% a 100%
    d. (poco realistico) da 5700% a 1300%

    L'unica strategia che ha problemi è la b. Tuttavia ipotizzando di indovinare 5 trades su dieci (lancio della moneta) invece di 4, il profitto post Tobin Tax per tale strategia si assesta attorno al +70% (sempre su 100 giorni di operatività).

    (Conti fatti più che altro per auto-tranquillizzarmi. Poi ho pensato di condividere il post nel caso interessasse a qualcuno. Ovviamente resta l'incognita sui derivati.)
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    Preferisco le urla della battaglia al silenzio che ne segue.
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  7. #97

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    Citazione Originariamente Scritto da TraderLoki Visualizza Messaggio
    Nell'ipotesi che le aliquote sull'azionario non cambino (0.05% del controvalore) l'impatto
    sulle transazioni non sarà elevatissimo. Per la quasi totalità dei titoli FTSE-MIB la tassa
    equivale ad un valore compreso tra 1 e 2 ticks. Il che significa che:

    1. c'è da mettere in conto una perdita di (in media) 1,5 ticks a fronte di uno StopLoss sul sottostante.

    2. i profitti saranno (in media) 1,5 ticks minori.

    Ovviamente il tutto ha un effetto negativo sul rapporto rischio/rendimento (e non potrebbe essere altrimenti), che si potrebbe stimare in questo modo: nell'ipotesi di operatività intraday (non scalping) con uno stop medio di (ad es.) 7 ticks, con una Tobin Tax che incida per i 2 ticks massimi visti prima e nell'ipotesi che il ritorno medio netto (al netto di capital gain e commissioni) sia di:

    a. 10 ticks (OR=140%) si passerebbe a OR=88% (perde il 38%)
    b. 15 ticks (OR=214%) si passerebbe a OR=144% (perde il 33%)
    c. 20 ticks (OR=285%) si passerebbe a OR=200% (perde il 30%)
    d. 40 ticks (OR=570%, complimenti!!) si passerebbe a OR=422% (perde il 25%)

    Valutiamone l'impatto con un metodo molto semplificato.

    Facciamo infatti le seguenti ipotesi (abbastanza conservative):
    * Per ogni trade si mette a rischio (comprese commissioni e tasse) lo 0.5% del capitale
    * Si effettuano 5 trades al giorno
    * Si indovinano 2 trades su 5, nei 3 rimanenti si perde il rischio preventivato
    * Nei 2 trades giusti si ha un OR pari ai valori indicati sopra.
    * Si opera per 100 giorni.

    Il profitto percentuale rispetto al capitale iniziale nei 4 casi indicati è il seguente:

    a. da -9% (pre Tobin Tax) a -46%. Una strategia perdente resta perdente
    b. da +88% a -6% Una strategia vincente diventa perdente.
    c. da 277% a 100%
    d. (poco realistico) da 5700% a 1300%

    L'unica strategia che ha problemi è la b. Tuttavia ipotizzando di indovinare 5 trades su dieci (lancio della moneta) invece di 4, il profitto post Tobin Tax per tale strategia si assesta attorno al +70% (sempre su 100 giorni di operatività).

    (Conti fatti più che altro per auto-tranquillizzarmi. Poi ho pensato di condividere il post nel caso interessasse a qualcuno. Ovviamente resta l'incognita sui derivati.)
    Grazie, a me interessava! Speriamo la Tobin non attacchi troppo le opzioni...

  8. #98

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    Citazione Originariamente Scritto da rinqua Visualizza Messaggio
    Ciao, questo dice il DDL.
    Riguardo alla questione dell'applicazione della Tobin se si opera sul Mercato USA:

    l'art. 18 parla di strumenti partecipativi emessi da società residenti sul territorio italiano.

    In seguito si dice che l imposta è dovuta anche se la compravendita avviene al di fuori del territorio dello stato se una delle due controparti è residente in Italia.

    Sembrerebbe un po ambiguo, ma a mio avviso questo non lascia intendere che l imposta si applichi anche se operi su mercati esteri NON aderenti alla Tobin anche perchè è inconcepibile che una piazza estera subisca i danni di una tassa che loro non hanno concordato.

    E' un po come dire "perchè io WALL STREET devo subire un calo delle transazioni perchè tu UE metti questa tassa"? Non penso proprio che gli USA sta cosa la farebbero passare (ma io sono convinto che non sia così appunto).

    Voi che ne pensate?
    Le tre regole di lavoro: 1. Esci dalla confusione, trova semplicità. 2. Dalla discordia, trova armonia. 3. Nel pieno delle difficoltà risiede l'occasione favorevole (Albert Einstein)

  9. #99
    L'avatar di Cagalli Tiziano
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    Citazione Originariamente Scritto da beppe78 Visualizza Messaggio
    Riguardo alla questione dell'applicazione della Tobin se si opera sul Mercato USA:

    l'art. 18 parla di strumenti partecipativi emessi da società residenti sul territorio italiano.

    In seguito si dice che l imposta è dovuta anche se la compravendita avviene al di fuori del territorio dello stato se una delle due controparti è residente in Italia.

    Sembrerebbe un po ambiguo, ma a mio avviso questo non lascia intendere che l imposta si applichi anche se operi su mercati esteri NON aderenti alla Tobin anche perchè è inconcepibile che una piazza estera subisca i danni di una tassa che loro non hanno concordato.

    E' un po come dire "perchè io WALL STREET devo subire un calo delle transazioni perchè tu UE metti questa tassa"? Non penso proprio che gli USA sta cosa la farebbero passare (ma io sono convinto che non sia così appunto).

    Voi che ne pensate?

    Credo valga la regola che la tassa la paghi nel luogo in cui produci reddito.
    ..se corri dietro a due lepri, non ne prendi nemmeno una.

  10. #100

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    Citazione Originariamente Scritto da Cagalli Tiziano Visualizza Messaggio
    Credo valga la regola che la tassa la paghi nel luogo in cui produci reddito.
    Si ma perchè l'art. 18 inizia col dire che si applica su emittenti di società residenti in Italia? E' su questo che credo si debba far chiarezza...e di certo non possiamo farla noi con le nostre interpretazioni.
    Sembra che questo sia il presupposto, mentre la questione della residenza di una delle due controparti sia una cosa aggiuntiva, per la serie, "è inutile che speculi dall'estero sui nostri titoli, tanto sei residente Italiano".

    Ripeto, a me sembra inconcepibile che le piazze straniere possa accettare senza batter ciglio un calo delle transazioni ... va bene che non siamo di certo noi a mantenere in piedi Wally però mi pare che di base abbia poco senso.
    Ultima modifica di beppe78; 08-11-12 alle 12:42
    Le tre regole di lavoro: 1. Esci dalla confusione, trova semplicità. 2. Dalla discordia, trova armonia. 3. Nel pieno delle difficoltà risiede l'occasione favorevole (Albert Einstein)

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