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Risultati da 11 a 20 di 54
  1. #11
    L'avatar di Cagalli Tiziano
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    LA democrazia è bellissima, il punto è che l'abbiamo dimenticata in tutti questi anni, lasciando che altri, sopratutto stranieri, prendessero decisioni contro Noi.

    Non è Tsipras importante, infantile, sessantottino ecc...l'importante è che la democrazia sia stata nuovamente esercitata.

    PS: comunque, tra ortodossi ci si intende...la Russia è vicina
    Certo!
    La democrazia è bellissima, l'abbiamo visto e i greci l'hanno resuscitata.
    Dobbiamo sperare che sarà come il muro di berlino che quando è stato attaccato lo si è fatto con una forza così dirompente che sono riusciti nell'impresa colossale.

    La differenza che io vedo è che qui ci sono i soldi e tanti, e diversi stati, compreso il partito della Merkel, che vorrebbero la Grecia fuori.

    Speriamo vinca il buon senso e che si riesca a mediare un accordo che porti crescita, che sia sostenibile, ma che non sia premiante per la cicala e punitivo per la formica.

    Che non passi il concetto che basta una rivolta popolare per non pagare dei debiti che si sono contratti con un altro popolo ma che tra popoli ci deve essere solidarietà costruttiva.

    Speriamo fiduciosi...e mentre scrivo vedo che i mercati pur al ribasso non dimostrano panico: un buon inizio!

    P.S: la mossa sessantottina di Tsipras non è stata la consultazione popolare ma nascondere la decisione della consultazione popolare, di dire una cosa ma di pensarne una diversa.
    ..se corri dietro a due lepri, non ne prendi nemmeno una.

  2. #12

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    E’ un problema di visuale.
    C’è la visuale di chi sta seduto sulla riva del mare e vede i pesciolini nell’acqua.
    E c’è chi sta sull’elicottero e vede gli squali al largo.

    Wolfgang Schäuble dice: facciamo uscire la Grecia dall’Euro per qualche tempo allo scopo di consentirle di riavviare la sua economia e poi la faremo rientrare.
    Punto di vista condivisibile, ma miope.
    Si preoccupa del costo per supportare la Grecia fannullona. Vede i pesciolini.

    Infatti l’uscita della Grecia dall’Euro costituirebbe un precedente pericolosissimo per l’Europa, perché darebbe fiato al già montante movimento anti europeista che attraversa trasversalmente destre e sinistre europee e che non distingue tra uscita dall’Euro e dall’Europa.
    La probabilità che l’Europa si possa dissolvere ben prima del rientro della Grecia nell’Euro diventerebbe un rischio fortissimo.

    Obama dice: cercate un accordo perché altrimenti la Grecia potrebbe rientrare nell’orbita della Russia cambiando radicalmente lo scenario geopolitico dell’Europa.

    Inoltre la Grecia è la porta Europea verso l’Islam e quindi uno dei baluardi da difendere per controllare la migrazione attuale o la possibile invasione futura.
    Eccoli gli squali.

    Tra queste due alternative non c’è punto di contatto se non si ragiona da Statisti.
    Occorre un atto di coraggio e valutare il costo, o meglio l’investimento, da sostenere nel presente e i vantaggi che esso potrà portare nel futuro.

    L’esempio storico che tutti conosciamo è il piano Marchall americano.
    Quando lo annunciò il 5 giugno del 1947, Marshall affermò che l'Europa avrebbe avuto bisogno, almeno per altri 3-4 anni, di ingenti aiuti da parte statunitense e che, senza di essi, la gran parte del vecchio continente avrebbe conosciuto un gravissimo deterioramento delle condizioni politiche, economiche e sociali (esattamente come oggi in Grecia). E si augurò che da esso sarebbe potuta scaturire non solo una nuova e più proficua epoca nella collaborazione tra le due sponde dell'Atlantico, ma anche una prima realizzazione di quei progetti europeisti finora caratterizzati da una certa vaghezza utopistica (e lo diceva già nel 1947!).

    Gli è conventuto agli USA regalare tutti quei soldi all’Europa?
    Sappiamo tutti che la risposta è affermativa perché in tal modo vinsero la Guerra Fredda e da decenni essi stanno dominando il mondo.
    La collaborazione tra le due sponde si è avviata, ma la realizzazione dei progetti europeistici pur iniziando a realizzarsi è ancora caratterizzata da “vaghezza utopistica”.

    Se un atto così generoso e di larghe vedute, nonché decisamente realistico, lo fecero gli Stati Uniti allora per altri, perché non lo potrebbe fare l’Europa adesso per se?

    Occorre finalmente eliminare l’Utopia dai trattati europei. Quindi rifarli stando bene attenti ad eliminare i presupposti per la continuazione dell’egemonia di una o poche nazioni sulle altre.
    E così facendo investire per cambiare la Storia a lungo termine.

    Questa è la soluzione.
    Purtroppo non vedo Statisti.
    Ultima modifica di pidi10; 06-07-15 alle 11:56

  3. #13

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    Non pensavo di dare la stura a tutte queste considerazioni ....

    Non vorrei che la Grecia (almeno mediaticamente) coprisse qualche altro problema. ad esempio la cina che frena?


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    o in USa le cose non vanno proprio bene ...

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ID: 18593

    Da Wall Street:

    Goldman Sachs:

    La banca taglia il Pil e gli utili societari. Brutto colpo per la propaganda degli economisti rialzisti e dei media pro governo.
    Le trimestrali del settore hi-tech sono state tra le peggiori del secondo trimestre. Previsioni pessime per il comparto energetico.



    NEW YORK (WSI) - Goldman Sachs ha messo a nudo la grande bugia dei fondamentali solidi dell'economia e delle società americane. Dopo aver tagliato le stime sul Pil Usa, la banca ha di riflesso rivisto al ribasso quelle sugli utili aizendali a breve termine, citando anche il calo del petrolio e la forza del dollaro.

    Da ottobre 2014, quando sono state pubblicate le ultime previsioni sull'utile per azione, la percentuale di crescita prevista per il prodotto interno lordo della prima economia al mondo è calata di ben 70 punti base, al 2,4% dal 3,1%. Nello stesso arco di tempo il biglietto verde si è rafforzato del 9% e il costo del greggio è calato di circa il 30%.

    Alla luce di questi fatti, le attese sull'EPS per il prossimo anno sono state abbassate di cinque dollari a 126 da 131 dollari. I profitti per azione nel comparto energetico sono stati rivisti al ribasso di ben 8 dollari nel 2015, da 13 a 5 dollari.

    Il target per l'S&P 500 è di 2.100 punti. Le nuove stime sull'EPS, che ora sono per 114 dollari, in calo da 122, rispecchiano il rallentamento del Pil rispetto al previsto, il collasso dei profitti dei gruppi petroliferi e il rialzo del dollaro. Le società quotate sull'S&P 500, l'indice allargato della Borsa Usa, registreranno una crescita del profitto per azione dell'1% nel 2015.

    La stretta della Federal Reserve entro dicembre dovrebbe consentire al rapporto tra il prezzo dei titoli e l'utile previsto di chiudere l'anno in corso a 16,7 volte, sopra le previsioni precedenti.

    Le trimestrali del settore hi-tech sono state tra le peggiori del secondo trimestre. I titoli Micron Technology hanno perso il 30% dopo che la società ha ridotto le linee guida la scorsa settimana.

    Le stime sul fatturato su base annuale dei colossi hi-tech come HP (-7,3%), IBM (-14,2%), Intel (-4,5%) e Microsoft (-5,5%), mostrano come alcune delle aziende principali americani stiano facendo fatica a mantenere il buon andamento del business dell'anno scorso. l'unica nota positiva del comparto viene da Apple, i cui ricavi dovrebbero crescere del 29% rispetto al 2015.

  4. #14

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    Certo!
    La democrazia è bellissima, l'abbiamo visto e i greci l'hanno resuscitata.
    Dobbiamo sperare che sarà come il muro di berlino che quando è stato attaccato lo si è fatto con una forza così dirompente che sono riusciti nell'impresa colossale.

    La differenza che io vedo è che qui ci sono i soldi e tanti, e diversi stati, compreso il partito della Merkel, che vorrebbero la Grecia fuori.

    Speriamo vinca il buon senso e che si riesca a mediare un accordo che porti crescita, che sia sostenibile, ma che non sia premiante per la cicala e punitivo per la formica.

    Che non passi il concetto che basta una rivolta popolare per non pagare dei debiti che si sono contratti con un altro popolo ma che tra popoli ci deve essere solidarietà costruttiva.

    Speriamo fiduciosi...e mentre scrivo vedo che i mercati pur al ribasso non dimostrano panico: un buon inizio!

    P.S: la mossa sessantottina di Tsipras non è stata la consultazione popolare ma nascondere la decisione della consultazione popolare, di dire una cosa ma di pensarne una diversa.
    ciao Tiziano,
    sottoscrivo in toto dal terzo paragrafo in poi e, ovviamente, concordo con Te che la democrazia è bellissima, anzi la massima espressione del convivere civile.
    Mi permetto però di aggiungere queste brevi considerazioni:
    - è vera vittoria della democrazia? Ho sempre avuto molta difficoltà a giustificare quesiti referendari su argomenti prioritariamente tecnici difficilmente riconducibili ad un laconico Si o No su una scheda ... sostenuti da una autoreferenziale e magari addomesticata informazione di parte, qualunque essa sia. Se ho optato per una democrazia rappresentativa, ho demandato ad altri (di cui spero potermi fidare) ... e non a Ponzio Pilato ... di valutare attentamente le possibili scelte e prendere le decisioni conseguenti ... se non si è in grado vuol dire che forse non ho fatto la scelta migliore.
    - non credo che la Merkel vorrebbe la Grecia fuori ... mi sembra ci sia un rischio geopolitico troppo pericoloso ... credo che la voglia con un governo più ossequioso o ... sottomesso ai suoi voleri.
    - ben vengano forti iniziative per smuovere il pantano europeo e l'attuale Germano dipendenza ... ma diffidiamo dai magici pifferai a parole ma in grossa difficoltà nei fatti e, soprattutto, evitiamo il rischio di far salire la gente su un Freccia Rossa diretto contro un muro!

    un caro saluto a tutti

    Luigi
    Ultima modifica di wally; 06-07-15 alle 18:38

  5. #15

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    ...un giorno un collega americano mi disse: "eh sì lo so, voi italiani non fate niente solo per principio" e lì per lì la cosa mi infastidì anche se abbozzai una timida replica. Poi riflettendoci, dovetti ammettere che oggi siamo in pochi ad agire anche per principio e non solo per meri calcoli di equilibrio tra le forze in campo...

    beh, il messaggio positivo che arriva dalla Grecia è che si possono ancora fare delle guerre per un principio perché solo ripartendo dai principi le cose possono veramente cambiare.

    Al di là del fatto che:
    1. il debito della Grecia non lo hanno generato gli europei ma i greci e quindi sarebbe opportuno che lo ripagassero;
    2. solo un creditore malato di mente (o disonesto!) può uccidere il suo debitore;
    3. ecc., ecc.

    credo non vi sia alcun dubbio che:

    1. un'Europa dove la sera prima Merkel e Hollande decidono il comunicato stampa dell'euro-summit del giorno dopo non è esattamente un modello di democrazia;
    2. l'austerità, SACROSANTA per tutti (Francia compresa), deve colpire la spesa improduttiva non il reddito disponibile dei cittadini altrimenti succede quello che sta succedendo in TUTTI i paesi "aiutati": PIL stagnante o in calo e debito/PIL alle stelle (con l'unica eccezione della Spagna...forse)

    Ecco quindi che la Grecia offrirebbe veramente ad uno statista, come scrive pidi10, la possibilità di salvare l'Europa e forse il mondo imprimendo una riforma veramente democratica al sistema europeo ed un'accelerazione dell'unione politica e monetaria.

    Viceversa la Grecia offrirebbe anche una splendida opportunità ai gretti politicanti "nordici" di eliminare dall'unione una delle palle al piede che li attanagliano, decretando l'inizio della fine della UE e l'avvio di un periodo di crescenti tensioni internazionali che normalmente in passato è sempre culminato in una guerra mondiale;

    Lo scenario più probabile ritengo tuttavia che rimanga quello solito, trito e ritrito:
    1. nessuno avrà il coraggio o la visione per cambiare alcunché di sostanza: regola nr1, mai rischiare la poltrona!
    2. traccheggeremo fino al termine di un lento negoziato scandito dalle simpatiche conferenze stampa di juncker e senza più la sfilata di Varoufakis che mi riempiva la giornata;
    3. arriveremo allo stesso identico accordo a cui saremmo potuti arrivare 5 mesi fa;
    4. fra 3 anni ci risiamo con la Grecia o qualcun altro rimasto con il cerino dell'austerità in mano;

    Anch'io non vedo grandi statisti la fuori (visto che non li abbiamo votati) ma soltanto tweet del tipo:

    "caro contribuente europeo...stai sereno!"
    "la libertà è il tempo della vita che se ne va e che spendiamo nelle cose che ci motivano”. Pepe

  6. #16

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    vorrei dare altri 2 contributi alla Nostra conoscenza del problema (non tanto per sapere come andrà in Grecia ... ma come potrebbe andare in Italia!!)

    $ erogati per le banche; e dopo tutti questi lesiniamo altri 2 € per salvare la Grecia ? (a patto che si metta in riga ?)
    ... sicuramente lo faranno.
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    Poi ci sarebbe una interessante teoria da verificare:
    https://it.wikipedia.org/wiki/Ciclo_di_Frenkel

    Il Ciclo di Frenkel. da il Sole 24 Ore del 2013 (2013!)
    La crisi dell'Eurozona è un problema di debito pubblico o di debito privato? Secondo il vice-presidente della Bce Vítor Constâncio sarebbe, al contrario di quanto sino ad ora creduto, un problema legato allo scoppio del debito privato gonfiatosi nei Paesi del Sud Europa fino al 2007, come conseguenza dell'aumento dei finanziamenti concessi dalle banche del Nord Europa. Una visione che pare confermare indirettamente la teoria del ciclo di Frenkel che spiega quello che accade nelle aree valutarie non ottimali. In sette passi. La teoria divide europesti ed euroscettici in un dibattito che resta aperto.


    All'interno di un'area valutaria vengono introdotte norme che liberalizzano la circolazione dei capitali. In questo modo non ci sono più vincoli protezionistici al trasferimento finanziario tra i singoli Paesi. Quale è il quadro in Europa? Una direttiva europea del 1988 ha enunciato il principio della libera circolazione dei capitali fatte alcune eccezioni (fatte salve alcune prerogative degli Stati membri in materia tributaria, fiscale). Dal 1999 con l'introduzione dell'euro queste restrizioni (clausole di salvaguardia) sono state abolite.

    Una volta che i capitali sono liberalizzati inizia un afflusso di capitali dai Paesi del "centro" verso quelli della "periferia". I Paesi del "centro" (quelli più forti che hanno svalutato il cambio entrando nell'unione valutaria) trovano vantaggioso questo processo perché i tassi nella "periferia" (quelli dalle economie più fragili che hanno "rivalutato" il cambio entrando nell'area valutaria comune) sono un po' più alti e, in ogni caso, si tratta di prestiti privi di rischio cambio (perché il cambio dell'area valutaria è rigido).

    L'afflusso di prestiti alimenta la domanda di famiglie e imprese della "periferia" generando una crescita dei consumi e degli investimenti e, di conseguenza, del Prodotto interno lordo. Allo stesso tempo migliorano i conti pubblici in quanto aumenta anche il gettito fiscale collegato all'espansione economica.

    L'aumento di consumi e investimenti favorisce sì una crescita del Pil ma anche dell'inflazione. L'economia della periferia è in espansione e quindi sale anche il livello dei prezzi. Ma l'espansione resta legata all'afflusso di capitali stranieri, facilmente riscontrabile dall'aumento del debito privato che cresce molto più velocemente rispetto al debito pubblico che, come visto nella terza fase,...

    A questo punto accade un evento traumatico che spinge i creditori del "centro" a chiudere i rubinetti verso la "periferia". Gli euroscettici che sposano la teoria del ciclo di Frenkel attribuiscono, per quanto riguarda l'area euro, questo evento alla crisi dei derivati subprime culminato con il fallimento di Lehman Brothers nel settembre del 2008.

    A questo punto, venendo a mancare la liquidità straniera, si innesta un circolo vizioso per cui i Paesi della "periferia" entrano in recessione. Il debito pubblico aumenta è allo stesso tempo calano consumi e investimenti che fanno calare il Pil. Di conseguenza il rapporto debito/Pil peggiora e continua a peggiorare perché i Paesi della "periferia" sono costretti ad attuare misure di restrizione...

    L'austerity e il circolo vizioso sui conti pubblici rendono la situazione insostenibile per la "periferia" che non ha alternative allo sganciarsi dall'unione valutaria. Secondo Frenkel è quello che è successo in Argentina. Lo stesso copione si sarebbe già visto anche in altri Paesi dell'America Latina e dell'Asia. Secondo alcuni economisti di stampo keynesiano l'Italia non sarebbe nuova a questo...

    Commento personale: speriamo che la teoria sia sbagliata ! nei prox mesi potremo verificare.



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    Ultima modifica di Gauss; 06-07-15 alle 13:38

  7. #17

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    vorrei dare altri 2 contributi alla Nostra conoscenza del problema (non tanto per sapere come andrà in Grecia ... ma come potrebbe andare in Italia!!)




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    caro Gauss, visto che ci stuzzichi, ti dirò la mia (ma non sono un economista...).

    A mio avviso, il debito privato è gravemente aumentato ad esempio in Italia solo perché la gente si è impoverita e di molto con la crisi. Sicuramente ci sono stati settori drogati dai finanziamenti a basso costo pre-crisi (in primis la nautica) ma non mi pare un discorso generalizzato.

    Le banche estere, quelle del centro, hanno sicuramente guadagnato dalle emissioni della periferia ad "alto" rendimento ma credo meno dal debito privato. Il giochino è perfetto, perché appena il rischio è aumentato Merkel&co hanno switchato il debito dalle banche al pubblico, cioè i nostri simpatici conti correnti e le nostre allegre tasse.

    Il vero nocciolo della questione è che una manica di incapaci e pochi disonesti (almeno intellettualmente) chiama austerity un'accettata al reddito disponibile della classe medio bassa che deprime il pil, mentre l'austerity di cui avremmo tutti bisogno, specie noi periferici, è quella sulla spesa degli sprechi e delle ruberie che allarga il debito. Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire
    "la libertà è il tempo della vita che se ne va e che spendiamo nelle cose che ci motivano”. Pepe

  8. #18

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    Una considerazione.
    Noto con stupore che in Italia di fronte al problema Greco i discorsi delle gente di sinistra e di quella di destra in grande sostanza si sovrappongono.
    Che quest'anno stiano superando l'esame di maturità?

  9. #19

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    Per Fab

    Un ultimo contributo ... e poi, nonostante il caldo, al lavoro!!!

    (NB: materiale da vari siti in giro per il Web)

    nel 1992 Il governo Amato decise unilateralmente di far uscire l’Italia dallo SME, il 18 settembre del 1992, per mettere un freno agli attacchi speculativi alla lira che erano iniziati nell’estate precedente e avevano costretto il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi a bruciare circa 50 miliardi di riserve in dollari nel vano tentativo di difendere la parità di cambio della lira imposta dagli accordi SME.
    (un regalo agli amici)

    Nel giro di un anno, con la lira libera di fluttuare nel mercato valutario, abbiamo assistito ad una svalutazione nominale effettiva del 25%, che ha favorito le nostre esportazioni e reso meno convenienti le importazioni. Non solo non c'è stato un corrispondente aumento dell’inflazione (l’inflazione è invece diminuita,dal 5% al 4%) .
    Un aumento invece c'è stato: nel giro di un anno la nostra bilancia commerciale è passata da un deficit ad un surplus fino al picco del 1996 (e comunque positiva, ritornando a decrescere non appena si decise malauguratamente per noi la reintroduzione della lira nello SME (1996) e l’ingresso definitivo nell’area euro (1999).

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ID: 18597

    Cos'è l'inflazione.
    l’inflazione misura il valore interno della moneta tramite il potere di acquisto,
    la svalutazione (o rivalutazione) serve invece a quantificare il valore esterno della moneta tramite il tasso di cambio.
    il fenomeno interno di aumento dei prezzi di beni e servizi (inflazione) controbilancia il fenomeno esterno di aumento del prezzo delle valute straniere in termini di valuta nazionale (svalutazione).

    Fra svalutazione e inflazione c’è in mezzo un sacco di elementi, fattori, variabili, caratteristiche produttive di un certo sistema paese che impediscono la postulata e quanto mai assurda relazione diretta di causa effetto fra svalutazione e inflazione.

    Si verifica molto più spesso il fenomeno inverso,
    ovvero un’inflazione molto alta alla lunga produce una svalutazione del cambio,
    perché a parità di beni prodotti in due diversi paesi sarà necessaria una maggiore quantità di moneta del paese più inflativo rispetto a quello meno inflativo e il cambio si adegua di conseguenza.
    Per questo motivo, molto spesso per valutare l’effettivo potere di acquisto di una moneta rispetto ai beni e ai servizi prodotti in un determinato paese, si considera il tasso di cambio reale che tiene conto appunto del differenziale di inflazione fra i due paesi.
    Se la moneta di un paese si svaluta del 20% e l’inflazione per altri motivi cresce del 20%, il tasso reale di cambio non varia, perché l’aumento dei prezzi interni compensa la svalutazione e per un acquirente estero sarà indifferente comprare prodotti da quel paese.

    Come si svaluta una moneta

    1) stamparla in maniera "furiosa".
    Se aumenta la base monetaria diminuisce il valore delle singole banconote.
    Una svalutazione monetaria non sempre si riflette nell’economia reale (con un contestuale aumento dell’inflazione): perché qui entra in ballo il fattore velocità. Questo è il problema dal 2008 la velocità di circolazione della moneta (M1 e M3 basta guardare le statistiche sul web) è sempre meno veloce.
    Se la moneta stampata circola nell’economia reale con la stessa velocità con cui viene iniettata nel sistema dalle banche centrali, allora le probabilità che svalutazione monetaria e inflazione si assomiglino è più alta.

    2) Un’altro modo è che le banche centrali svalutino vendendo valuta.
    Come ogni merce, infatti, anche una valuta si deprezza quando aumenta la propensione a venderla.

    3) E poi c’è una terza via che i Paesi hanno per svalutare.
    E’ una via indiretta e non a disposizione di tutti.
    Per poterne usufruire bisogna innanzi tutto appartenere a un’unione valutaria a cambio rigido, quale è appunto l’euro.
    Il secondo passo è quello di essere in grado di generare meno inflazione degli altri Paesi che appartengono alla stessa area valutaria. (vero carissima Angela e Hollande)
    Perché, a parità di cambio, la differenza la fa l’inflazione.

    Per esempio.

    Un Paese A e Paese B che fanno parte della stessa area valutaria partono da 100.
    A fine anno il Paese A produce un’inflazione di 3 e il Paese B produce un’inflazione di 6.
    Ne consegue che l’anno successivo, le merci vendute dal Paese A costeranno 103 e quelle vendute dal Paese B costeranno 106.

    Al mercato dei cambi (che è rigido come nell'euro)
    non è data alcuna possibilità di correggere l’asimmetria che si è creata.
    Se poi questo processo accade sistematicamente di anno in anno, il divario aumenta sempre più.

    E quindi la svalutazione reale che viene sintetizzata dal tasso di cambio reale (che esprime appunto il differenziale di inflazione tra due Paesi che operano a parità di cambio) si amplia.

    Come è andata in questi primi 13 anni dell’area euro.

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    La tabella mette a confronto l’evoluzione del tasso di inflazione dei Paesi dell’area euro, partendo dall’anno in cui hanno iniziato a utilizzare la moneta unica. la fonte dati è Eurostat (che a quanto mi risulta non è una fonte bolscevica o rivoluzionaria).
    11 Paesi sono entrati nel 1999, poi è stata la volta della Grecia (2001), Slovenia (2007), Malta e Cipro (2008), Slovacchia (2009), Estonia (2011).
    Confrontiamo i primi 11 Paesi, tra cui rientrano quelli dell’Europa del Nord (oggi in forte surplus commerciale) e quelli dell’area del Sud, Pigs (+Italia): sono quelli che negli anni di permanenza nell’euro hanno accumulato i più forti deficit commerciali.
    Partendo da 100 e capitalizzando di anno in anno le percentuali di inflazione notiamo che il valore più basso appartiene alla Germania.
    In questi 13 anni ha registrato un tasso di inflazione complessivo del 25,5% (22,9 sommando nominalmente le variazioni).
    In pratica è come se un chilo di pane costasse 1 euro nel 1999 e 1,25 adesso.
    In Italia il tasso finale, partendo da 100, sfiora 139, 14 punti in più rispetto alla Germania (che teoricamente potrebbe essere un indice di svalutazione della lira nuova sul marco nuovo).
    Quindi quel chilo di pane che a parità di cambio costava 1 euro nel 1999, adesso costa 1,39.
    Peggiore il quadro Spagna dove la rivalutazione dei prezzi si è attestata al 47%.
    Stesso discorso per la Grecia e gli altri Paesi che hanno mantenuto un regime di inflazione più alto rispetto ai Paesi che, come la Germania, sono riusciti a contenere il tasso di inflazione anche perché agevolati dal fatto chela loro economia si è sviluppata negli ultimi anni più sulle esportazioni (di merci e capitali) che non sui consumi interni (che sono quelli che poi generano più inflazione).
    Questa del tasso di cambio reale (differente inflazione tra Paesi a parità di cambio) è un’altra delle distorsioni tra le economie nazionali, dopo quella dello spread, che la crisi dell’euro sta sfoggiando.

    Per questo certi vanno sempre meglio e altri (anche noi) andiamo sempre peggio !!!!!
    Ultima modifica di Gauss; 06-07-15 alle 15:34

  10. #20

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    Per questo certi vanno sempre meglio e altri (anche noi) andiamo sempre peggio !!!!!
    Caro Gauss, quello che scrivi è molto interessante e sicuramente vero.
    E' anche vero però che è solo uno dei tanti aspetti di un'unione monetaria e che nello specifico non ha avvantaggiato chi era abituato a mettere lo sporco sotto il tappeto con una bella svalutazione competitiva di quando in quando. Di contro vi sono diverse dinamiche che avrebbero potuto favorire i periferici:

    1. pensa se il risparmio di interessi sul nostro debito (a memoria 5 punti di Pil l'anno) fosse stato indirizzato alla riduzione del debito stesso o almeno ad investimenti produttivi, tra cui ci metto anche la riduzione delle tasse. Invece ce lo siamo magnnnato;
    2. pensa se qualcuno riuscisse a far rispettare l'accordo sul rapporto deficit/pil anche alla Germania che a memoria ha ormai 7 punti di surplus all'anno. Quanto ci avrebbe guadagnato il made in Italy?

    La verità è che l'unione monetaria va fatta fino in fondo e soprattutto va gestita con grande professionalità e comunione di intenti: ah quanta strada abbiamo ancora da fare!
    "la libertà è il tempo della vita che se ne va e che spendiamo nelle cose che ci motivano”. Pepe

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