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    Oct 2009
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    Riflessioni per un trading vincente

    Mi trovo in una vasta sala affollata di persone vocianti. In fondo alla sala, in prossimità della parete di fondo c'è una pedana e sopra ci sono io. Solo. Tutti i presenti hanno gli occhi puntati su di me, pur non smettendo mai di vociare animatamente.

    Di fronte a me le persone sono disposte in due gruppi. Alla mia sinistra c'è il gruppo dei Produttori, alla mia destra quello dei Consumatori. Siamo convenuti qui, oggi, in questo luogo e a quest'ora, per scambiare un bene che il primo gruppo ha prodotto e che il secondo desidera ottenere. Senza questo primo accordo, la nostra riunione non avrebbe alcune senso e alcuno scopo. Giunti a questo punto, invece, il problema che insieme dobbiamo risolvere è decidere la quantità da scambiare e il suo prezzo. Ognuno dei presenti conosce in cuor suo queste due incognite. Quello che non sappiamo sono la quantità e il prezzo che metteranno d'accordo tutti massimizzando la soddisfazione dei presenti.

    Consegno simultaneamente a ciascun membro dei due gruppi una lista di prezzi chiedendo loro di indicare, accanto a ciascun prezzo, la quantità del bene che ciascuno di loro intende scambiare. In questo modo ottengo due distribuzioni di coppie prezzo-quantità. Semplificando il processo, alla fine ottengo due sole liste, una per ciascun gruppo: la curva dell'offerta espressa dai Produttori e quella della domanda formulata dai Consumatori. A questo punto, il mio compito è quello di verificare se esiste una coppia prezzo-quantità in comune tra le due liste (intersezione tra due insiemi). Se esiste una intersezione, il prezzo indicato nella coppia in comune sarà il prezzo di equilibrio al quale tutta la produzione ottenuta sarà venduta, acquistata e consumata.

    Con soddisfazione di tutti, trovo l'intersezione e la comunico ai presenti. Da questo momento, il mercato è chiuso e i presenti si affrettano a regolare i loro scambi.

    Agendo come meccanismo di price-discovery, di fatto sono lo strumento che permette di prendere dai Produttori e dare ai Consumatori, senza che a me rimanga nulla. Alla fine del meccanismo di mercato il mio saldo è pari a zero. Ho dato ai Consumatori tutta la produzione offerta dai Produttori e, in cambio, ho dato ai Produttori tutto il denaro preso dai Consumatori. Nel mercato perfetto, non mi resta in mano neppure un'unità del bene scambiato, né un'unità di moneta. Questo, appunto, è il mercato perfetto. Cioè, il mercato ideale, platonico. Come sappiamo, le idee platoniche sono perfette ab aeterno. Gli uomini, invece, macchiati dal peccato originale, hanno perduto per sempre la conoscenza e l'azione perfette. Tutte le loro realizzazioni terrene, specie quelle realizzate in comune, sono attuate nel tempo e nello spazio e con mezzi e materiali circostanziali, e risultano perciò altrettanto imperfette. Nei mercati queste imperfezioni sono chiamate "inefficienze".

    Ora, tra tutti i mercati in cui si scambiano beni di tutti i tipi, esiste un mercato particolare, sia per il bene che vi è scambiato, sia perché la distinzione tra i due gruppi di partecipanti sfuma e il gruppo dei Produttori si confonde e viene a coincidere con quello dei Consumatori. È il mercato finanziario in cui non si scambiano beni o servizi contro moneta ma si scambiano soltanto "forme" differenti dello stesso e unico bene, la moneta appunto.

    Questa peculiarità consente ad un operatore di svolgere entrambe i ruoli: essere cioè, simultaneamente Produttore e Consumatore. Producono liquidità e consumano liquidità.

    La maggior parte degli operatori nei mercati finanziari gestisce proprio la creazione, la trasformazione e la circolazione della liquidità a supporto delle operazioni condotte dai Produttori e dai Consumatori.

    Un gruppo ristretto di operatori sul mercato finanziario agisce però con un intento preminente diverso: sfruttare a proprio vantaggio le inefficienze del mercato. L'obiettivo di questo gruppetto è duplice. Innanzitutto devono individuare le inefficienze e, in secondo logo, devono escogitare il modo migliore per trarne vantaggio, auspicabilmente prima che tutti gli altri se ne accorgano. O nonostante ciò.

    Questo è il gruppetto dei trader. A tutti gli altri membri del mercato, il mercato dà e il mercato prende la giusta quantità al giusto prezzo. Ai trader capaci, invece, il mercato da più di quanto prenda. A quelli incapaci prende tutto e non dà nulla in cambio.

    I trader capaci sono tali, innanzitutto, perché conoscono la realtà dei mercati. Sanno che i mercati dovrebbero essere, idealmente, dei giganteschi e complessi giochi a zomma zero ma, di fatto e per molte ragioni non lo sono.

    La famosa giaculatoria "guadagnare soldi sul mercato è facile, difficile è non perderli" deriva proprio da qui. Il mercato, per essere veramente efficiente, DEVE prendere quanto dà. In teoria, infatti, dovrebbe essere impossibile guadagnare sui mercati e alcuni economisti pensano che sia proprio così. Credo che siano altrettanto platonici di molti matematici. La realtà che conosciamo è molto diversa e ci presenta ogni giorno un'ampia gamma di opportunità.

    Per riconoscerle e saperle cogliere occorre molta preparazione e non lasciare nulla al caso. Un trader capace non guadagna per caso. Ha un piano in cui la caoticità dei prezzi (più che la loro randomess) è tenuta in debito conto.

    Quando Tiziano sostiene che un "Condor" non è, di per sé, una strategia, intende dire che un trader capace deve scrivere il piano d'azione in anticipo. Più di una volta gliel'abbiamo sentito dichiarare espressamente. In altre parole, Tiziano ci ricorda che, al pari dello stratega di Sun Tzu, il trader capace ha già vinto la partita ancora prima che lo scontro abbia inizio e che le prime pedine siano disposte in campo.
    Ultima modifica di iceman; 28-12-10 alle 14:58

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