-
28-12-10, 14:38 #1
- Data Registrazione
- Oct 2009
- Messaggi
- 25
Riflessioni per un trading vincente
Mi trovo in una vasta sala affollata di persone vocianti. In fondo alla sala, in prossimità della parete di fondo c'è una pedana e sopra ci sono io. Solo. Tutti i presenti hanno gli occhi puntati su di me, pur non smettendo mai di vociare animatamente.
Di fronte a me le persone sono disposte in due gruppi. Alla mia sinistra c'è il gruppo dei Produttori, alla mia destra quello dei Consumatori. Siamo convenuti qui, oggi, in questo luogo e a quest'ora, per scambiare un bene che il primo gruppo ha prodotto e che il secondo desidera ottenere. Senza questo primo accordo, la nostra riunione non avrebbe alcune senso e alcuno scopo. Giunti a questo punto, invece, il problema che insieme dobbiamo risolvere è decidere la quantità da scambiare e il suo prezzo. Ognuno dei presenti conosce in cuor suo queste due incognite. Quello che non sappiamo sono la quantità e il prezzo che metteranno d'accordo tutti massimizzando la soddisfazione dei presenti.
Consegno simultaneamente a ciascun membro dei due gruppi una lista di prezzi chiedendo loro di indicare, accanto a ciascun prezzo, la quantità del bene che ciascuno di loro intende scambiare. In questo modo ottengo due distribuzioni di coppie prezzo-quantità. Semplificando il processo, alla fine ottengo due sole liste, una per ciascun gruppo: la curva dell'offerta espressa dai Produttori e quella della domanda formulata dai Consumatori. A questo punto, il mio compito è quello di verificare se esiste una coppia prezzo-quantità in comune tra le due liste (intersezione tra due insiemi). Se esiste una intersezione, il prezzo indicato nella coppia in comune sarà il prezzo di equilibrio al quale tutta la produzione ottenuta sarà venduta, acquistata e consumata.
Con soddisfazione di tutti, trovo l'intersezione e la comunico ai presenti. Da questo momento, il mercato è chiuso e i presenti si affrettano a regolare i loro scambi.
Agendo come meccanismo di price-discovery, di fatto sono lo strumento che permette di prendere dai Produttori e dare ai Consumatori, senza che a me rimanga nulla. Alla fine del meccanismo di mercato il mio saldo è pari a zero. Ho dato ai Consumatori tutta la produzione offerta dai Produttori e, in cambio, ho dato ai Produttori tutto il denaro preso dai Consumatori. Nel mercato perfetto, non mi resta in mano neppure un'unità del bene scambiato, né un'unità di moneta. Questo, appunto, è il mercato perfetto. Cioè, il mercato ideale, platonico. Come sappiamo, le idee platoniche sono perfette ab aeterno. Gli uomini, invece, macchiati dal peccato originale, hanno perduto per sempre la conoscenza e l'azione perfette. Tutte le loro realizzazioni terrene, specie quelle realizzate in comune, sono attuate nel tempo e nello spazio e con mezzi e materiali circostanziali, e risultano perciò altrettanto imperfette. Nei mercati queste imperfezioni sono chiamate "inefficienze".
Ora, tra tutti i mercati in cui si scambiano beni di tutti i tipi, esiste un mercato particolare, sia per il bene che vi è scambiato, sia perché la distinzione tra i due gruppi di partecipanti sfuma e il gruppo dei Produttori si confonde e viene a coincidere con quello dei Consumatori. È il mercato finanziario in cui non si scambiano beni o servizi contro moneta ma si scambiano soltanto "forme" differenti dello stesso e unico bene, la moneta appunto.
Questa peculiarità consente ad un operatore di svolgere entrambe i ruoli: essere cioè, simultaneamente Produttore e Consumatore. Producono liquidità e consumano liquidità.
La maggior parte degli operatori nei mercati finanziari gestisce proprio la creazione, la trasformazione e la circolazione della liquidità a supporto delle operazioni condotte dai Produttori e dai Consumatori.
Un gruppo ristretto di operatori sul mercato finanziario agisce però con un intento preminente diverso: sfruttare a proprio vantaggio le inefficienze del mercato. L'obiettivo di questo gruppetto è duplice. Innanzitutto devono individuare le inefficienze e, in secondo logo, devono escogitare il modo migliore per trarne vantaggio, auspicabilmente prima che tutti gli altri se ne accorgano. O nonostante ciò.
Questo è il gruppetto dei trader. A tutti gli altri membri del mercato, il mercato dà e il mercato prende la giusta quantità al giusto prezzo. Ai trader capaci, invece, il mercato da più di quanto prenda. A quelli incapaci prende tutto e non dà nulla in cambio.
I trader capaci sono tali, innanzitutto, perché conoscono la realtà dei mercati. Sanno che i mercati dovrebbero essere, idealmente, dei giganteschi e complessi giochi a zomma zero ma, di fatto e per molte ragioni non lo sono.
La famosa giaculatoria "guadagnare soldi sul mercato è facile, difficile è non perderli" deriva proprio da qui. Il mercato, per essere veramente efficiente, DEVE prendere quanto dà. In teoria, infatti, dovrebbe essere impossibile guadagnare sui mercati e alcuni economisti pensano che sia proprio così. Credo che siano altrettanto platonici di molti matematici. La realtà che conosciamo è molto diversa e ci presenta ogni giorno un'ampia gamma di opportunità.
Per riconoscerle e saperle cogliere occorre molta preparazione e non lasciare nulla al caso. Un trader capace non guadagna per caso. Ha un piano in cui la caoticità dei prezzi (più che la loro randomess) è tenuta in debito conto.
Quando Tiziano sostiene che un "Condor" non è, di per sé, una strategia, intende dire che un trader capace deve scrivere il piano d'azione in anticipo. Più di una volta gliel'abbiamo sentito dichiarare espressamente. In altre parole, Tiziano ci ricorda che, al pari dello stratega di Sun Tzu, il trader capace ha già vinto la partita ancora prima che lo scontro abbia inizio e che le prime pedine siano disposte in campo.Ultima modifica di iceman; 28-12-10 alle 14:58
-
28-12-10, 17:50 #2..se corri dietro a due lepri, non ne prendi nemmeno una.
-
28-12-10, 20:15 #3
- Data Registrazione
- Oct 2008
- Località
- Appiano Gentile
- Messaggi
- 1,341
Riflessione acuta e molto profonda, Iceman, complimenti.
Questo messaggio me lo sono copiato nel file nel quale conservo le "Massime di Saggezza del Forum".
- Felix qui nihil debet -
-
29-12-10, 12:26 #4
- Data Registrazione
- Oct 2009
- Messaggi
- 25
Le certezze del trader capace
Di Einstein si racconta che nel 1896, quando ancora studiava al Politecnico di Zurigo, uno dei suoi professori gli dicesse: "Lei è intelligente, Einstein, molto intelligente, ma ha un grande difetto: non vuole lasciarsi insegnare una sola cosa!", intendendo dire che ogni teorema, ogni affermazione, il giovane Albert se la ri-dimostrava da solo: reinventava la dimostrazione per essere sicuro che fosse vero quello che gli si diceva fosse vero.
Secondo me, questo è anche l'atteggiamento corretto operando sui mercati finanziari, dove le certezze sono veramente poche. Tiziano dice che sono addirittura soltanto due: il tempo passa e i prezzi si muovono. Credo che il trader novizio (come me) diventerà un trader capace soltanto se ri-verifica ogni giorno nella dura pratica del mercato tutte le certezze che si è costruito fino a quel giorno. Anche per questo, dicono, diventare un trader capace richiede impegno, molto impegno, una mente salda e una determinazione incrollabile.
-
29-12-10, 14:21 #5
- Data Registrazione
- Oct 2009
- Messaggi
- 25
Il rischio: arma segreta del trader
Esiste una folta schiera di persone, anche adeguatamente istruite (avvocati, medici, ingegneri, dirigenti aziendali,...) convinta che sia possibile prevedere il futuro. Com'è possibile? Cosa si nasconde dietro questa falsa convinzione? Da dove nasce?
Credo nasca dal desiderio di eliminare il rischio. Queste persone sono tutte auto-convinte che esista almeno una fetta di mondo priva di rischio. Un'isola felice in cui il rischio non esiste, una specie di Eden prima del peccato originale. Quindi al di fuori della storia umana. Sono incapaci di accettare il fatto che il futuro non è mai totalmente determinato da ciò che è accaduto in passato. Questa è la più semplice definizione di rischio che io conosca.
Ammettiamo invece, per assurdo, che domani TUTTO sia assolutamente condizionato da ieri e proviamo a immaginare come funzionerebbe il mondo. Ciò che accadrebbe domani sarebbe la logica conseguenza di ciò che è accaduto ieri e non avremmo la minima possibilità di scegliere alcunché.
Già, perché il rischio e il futuro sono indissolubilmente legati, oltre che l'un l'altro, anche alla nostra facoltà di scegliere. Solitamente non la consideriamo una schiavitù, come invece riteniamo sia la soggezione al rischio. Anzi, rivendichiamo la nostra facoltà di scegliere tra le libertà fondamentali, salvo poi crucciarci per il suo rovescio, l'incertezza sulle conseguenze delle nostre decisioni. Se il futuro fosse totalmente determinato dal passato non solo non potremmo scegliere mai nulla ma saremmo sempre lì a chiederci chi e perché e quando ha scelto che il mondo fosse com'è. Esisterebbe il futuro se le conclusioni seguissero ferreamente dalle premesse? Non credo. Il legame istantaneo che si stabilisce tra premesse e conclusioni sarebbe a-temporale. Un mondo senza rischi sarebbe un mondo senza futuro e quindi un mondo senza tempo. In conclusione, è un mondo immaginario che appartiene soltanto alla sfera del desiderio, non alla realtà che viviamo. Le persone che coltivano questo desiderio sui mercati vorrebbero tenersi il bambino buttando l'acqua sporca, ma, come sappiamo, le due cose si rigettano via sempre insieme!
Viceversa, il trader capace riconosce il rischio, lo accetta e lo rispetta. Il trader capace non prova nemmeno a eliminare il rischio perché sa che sarebbero tempo e denaro sprecati. Invece, ciò che il trader capace si sforza di fare al meglio è:
- comprendere il rischio
- misurare il rischio
- pesare ogni conseguenza
affidandosi agli strumenti fornitigli dalla teoria delle probabilità. Ma allora, il rischio diventa il migliore amico del trader, che diventerà tanto più capace quanto più impara a gestirlo. Il trader capace capisce che il rischio, invece di essere un nemico da eliminare, racchiude in sé un'energia potenziale devastante. Dovremmo accettarla senza temerla e imparare invece a controllarla e a gestirla. Saremmo già sulla buona strada.Ultima modifica di iceman; 29-12-10 alle 15:04
-
29-12-10, 15:06 #6
- Data Registrazione
- Apr 2008
- Messaggi
- 4,076
Il modo in cui lo vedo io il rischio è il seguente:
RISCHIO = DANARO
Danaro guadagnato o danaro perso, ma sempre danaro.
La corretta gestione del rischio sposta l'ago della bilancia verso il segno positivo del danaro.
Chi insegna a gestire il rischio sta offrendo danaro.
-
29-12-10, 18:11 #7
- Data Registrazione
- Oct 2009
- Messaggi
- 25
Sintesi perfetta
pidi, la tua sintesi è perfetta e mi onora sapere che ti sei soffermato per riassumere le mie riflessioni. Non avrei saputo condensare meglio il mio pensiero. Come tu stesso dici, [solo] la corretta gestione del rischio sposta le probabilità a favore del segno positivo.
La mia intenzione però era anche quella di mettere in guardia molti trader neofiti o "wannabe" perpetuamente alla ricerca dell'Indicatore con la F maiuscola in quanto capace di vedere il Futuro. È sorprendente constatare quanta gente perda tempo e soldi in questa ricerca del tutto inutile. Il mio scopo era comunicare la mia convinzione, maturata nell'esperienza, oltre che per via logica, che è inutile cercare qualcosa che non esiste.
Spero che continuerai a leggermi.Ultima modifica di iceman; 30-12-10 alle 17:33