Uno dei più comuni (e più pericolosi) fraintendimenti di cui sono vittime tutti coloro che non hanno grande confidenza con il concetto di probabilità “relativa” è quello di confondere la “frequenza” con cui si verifica un certo evento favorevole con la “redditività” di un metodo. Uno dei più comuni (e altrettanto pericolosi) errori di chi conosce soltanto la teoria, ma non la pratica, è quella di sottovalutare gli aspetti psicologici (oltre che finanziari) degli operatori in carne e ossa.

Non mi riferisco - ovviamente - a te Roberto...

Cercherò di spiegarmi, come sempre, nel modo più semplice e senza troppe chiacchiere.

Io so bene (come, immagino, tutti voi) che è molto più probabile che il prossimo 19 Giugno il valore dell’indice risulti compreso fra 16.000 e 20.000, piuttosto che vicino a 11.000 o a 24.000 punti.

Ciò nonostante non sarei mai talmente folle da vendere allo scoperto Opzioni Put 11.000 né Call 24.000, che nel primo caso (16.000-20.000 di indice) mi consentirebbe di incassare il 100% del premio; al contrario – specie in un momento borsistico come quello attuale – so che farei un ottimo affare a comprarle da un folle venditore. Perché? Perché è vero che il venditore ha molte più probabilità di me di ottenere un guadagno (il prezzo che io pagherei per acquistare la Call 24.000 e la Put 11.000), e quindi “di solito” sarà lui a guadagnare ed io a perdere: la frequenza gli darà apparentemente ragione; il suo problema (e la mia ricchezza) verrà fuori quando, di tanto in tanto, lui si sarà sbagliato e io avrò avuto ragione: in quel momento lui rischierà di pagare (ed io di incassare) una somma molto più elevata di tutte le piccole somme fino ad allora incassate.