Le scuole di volatilità e correlazione considerano questi parametri come particolari processi stocastici.
E così, come processi stocastici, possono essere usati per modellare le variazioni di prezzi.

La volatilità giornaliera non è direttamente osservabile in quanto per definizione la calcoli solamente alla chiusura della giornata tuttavia si può notare che esistono dei clusters di volatilità e che questi differiscono nel tempo. Su queste osservazioni storiche si vede chiaramente, almeno a me pare, che la volatilità varia entro un intervallo fisso.

La conferma è appunto in questi periodi di valori alti toccati però altre volte in altri anni. :cheer:

Quindi c'è persistenza. Da alta a bassa, da bassa ad alta...e via così.
Possiamo affermare che è autocorrelata in maniera sostanziale e pertanto ha margini di predicibilità.

Ci sono però forti evidenze empiriche che debbono sempre essere tenute in considerazione per costruire i modelli, infatti spesso mi trovo evidenti assimetrie.

Oltretutto l'incertezza aumenta all'aumentare della lunghezza dell'intervallo temporale che considero e NON posso mettere a confronto la varianza calcolata su periodi diversi. Posso usare una deviazione standard giornaliera ed annualizzarla, quindi tengo conto che la devo convertire...250 oppure 252 giorni borsa.

Teniamo anche conto che la volatilità è una varianza condizionata e sarebbe meglio, io così faccio, costruire un modello con varianza condizionata variabile secondo uno schema parametrico e parsimonioso.

In conclusione, potrei rischiare di mettere sul fuoco una bella pentola con la probabilità che poi non ci metta nulla a cuocere dentro. :whistle:

Comunque quello che hai esposto è un test e come tale va osservato. Ottimo lavoro, utilissimo per continuare a studiare.

Grazie.